È la più bella fra tutte le dimore della mia gente. Non vi sono alberi pari agli alberi di quella terra; in autunno le loro foglie non cadono, bensì diventano d'oro; per cadere attendono la primavera, che porta di nuovo il verde, e ricopre i rami i fini gialli. Allora il suolo del bosco è d'oro, e d'oro anche il soffitto, e le colonne d'argento, poiché la corteccia degli alberi è liscia e grigia. Così narrano ancorai canti nel Bosco Atro. (pg 416)"
Gli Elfi di Lórien vivono sugli alberi, nei flet, il cui nome elfico è telan, piattaforme di legno costruite laddove il fusto si divide in una corona di diramazioni.
Anche Celeborn e Galadriel vi vivono sopra e la loro grandezza è stupefacente: una casa di tali dimensioni "da poter quasi fungere da dimora per gli Uomini abitanti sulla terra". Al centro cresce il fusto del grande albero.
È fin troppo evidente anche in queste breve descrizioni, quale sia il rapporto che i Galadhrim, la gente degli Alberi, instaurano con la natura circostante. Essi vivono con gli Alberi, dove quel "con" non sta semplicemente ad indicare che gli alberi siano, come é ovvio, una parte importante del bosco; "con gli alberi" significa invece con altre creature senzienti di cui si è riconosciuto un incomparabile valore, e di cui ci si può fidare, nascondendosi fra essi e colpendo gli ignari nemici, oppure vivendoci sopra. Il bosco è protetto dal potere della Dama: ricordo vivente di ciò che era e che sarebbe potuto ancora essere. Non é, però, nell'incontro con colei che permette a Lórien di essere ciò che è, il punto più alto della descrizione tolkeniana. La magia di Galadriel e Celebor è assai potente, ma troppo per poter essere realmente compresa: ci si può soltanto limitare a fissarla incantati, nudi di fronte al suo cospetto; rimane la sensazione però di trovarsi di fronte a gente senza vita, affascinante perché nei loro occhi vi è riflesso il trascorrere del Tempo, ma allo stesso tempo non totalmente vive, perché, paradossalmente (ma non troppo), soltanto con la vecchiaia, e in seguito con la morte, si completa la ciclicità dell'esistenza. Nella collina d'Amroth, invece, la Vita scorre intensa proprio perché il suo custode ha abbandonato quel luogo splendido, in cui ora vive solo un ricordo:
"Alla loro sinistra una grossa montagnola era ricoperta di un manto come la Primavera dei Tempi Remoti; in cima, in una doppia corona, crescevano due cerchi di alberi: quelli all'esterno avevano una corteccia candida come la neve, ed erano privi di foglie. Ma splendidi nella loro armoniosa nudità; quelli interni si ergevano in tutta la loro altezza, ancora vestiti di pallido oro. Al centro giganteggiava un albero, fra gli alti rami del quale splendeva un bianco flet. L'erba ai piedi dei tronchi e sui verdi fianchi della collina era cosparsa di piccoli fiori d'oro a forma di stella. Fra questi, altri fiori ondeggiavano su esili steli, bianchi o d'un verde pallidissimo: scintillavano come nebbioline sull'immenso colore dell'erba. Il cielo in alto era blu, ed il sole del pomeriggio ardeva sulla collina proiettando lunghe ombre verdi sotto gli alberi (pg 434)"
Frodo, di fronte a tale fulgore, rimane, come noi, rapito; Sam ha la sensazione di trovarsi all'interno di un sogno. Haldir chiede a Frodo se voglia salire sull'albero di Amroth. Qui succede che:
"Frodo, preparandosi a seguirlo, posò la mano accanto alla scala: mai come allora aveva percepito così all'improvviso e con tale intensità il contatto e la consistenza della corteccia di un albero e della vita che vi scorreva. Il legno in se stesso, ed il suo contatto, gli procuravano una gioia diversa da quella del falegname o della guardia forestale: era la gioia vissuta dall'albero che penetrava in lui"
Il legno vive e trasmette la sua gioia agli altri tramite il semplice contatto. Tocca ad un Hobbit, cioé ad un appartenente ad un popolo che con la natura ha una relazione essenziale, fatta però di campagna ordinata, non di foreste, accorgersi che l'albero vive.
A Lórien il passato permane, ma il futuro è ugualmente segnato, sia che il portatore dell'Anello compia o meno la sua missione: nel primo caso Nenya perderà il suo potere e gli Elfi partiranno dai Rifugi Oscuri; nel secondo caso la magia dell'Anello nulla potrà contro la malvagità di Sauron. Il tentativo di conservare il mondo come era al tempo della creazione è inevitabilmente destinato a fallire, giacché niente può resistere al trascorrere del tempo, alla vita. Più tardi Barbalbero dirà la stessa cosa, quando, conversando con Merry e Pipino, rivela loro che il nome di Lórien è Laurelindórenon lindelorendor malinornénon ornemadin, Terra della Valle d'Oro Cantante, ma ora è solo Lothlórien, Fiordisogno. "Hanno accorciato parecchio il nome [...] Forse hanno ragione: stanno sbiadendo, non crescendo (pg 571)".