STRADE VECCHIE – VIE NUOVE

VENETO: UNA RICOGNIZIONE

PREMESSA

Nonostante i problemi relativi alla mobilità siano simili in tutte le regioni gravitanti nell’area padana, la situazione veneta presenta una sua originalità, il cui impatto condiziona ancora oggi scelte e possibilità. Lo sviluppo urbanistico che ha reso gran parte del territorio veneto, nel giro di poche decine di anni, un’unico grande ambiente urbanizzato, con escluse alcune zone di campagna, è stato possibile grazie ad una situazione ambientale favorevole (grande disponibilità di acqua potabile, condizionamenti territoriali negativi, come montagne e paludi, molto circostritti), ma soprattutto alla totale mancanza di un pur minimo intervento pianificatorio/organizzativo, oltre ovviamente alla mobilità permessa dall’auto.

Una fotografia istantanea della situazione rivela che questa "colonizzazione" del territorio, oggi ripresa con grande vigore, sta forse apprestandosi a compiere un "salto di qualità", preparando tutti gli strumenti (culturali ed infrastrutturali) necessari per raggiungere nuovi devastanti obiettivi. Il termine colonizzazione va letto letteralmente, proprio perché testimonia una assoluta indifferenza nei confronti della realtà territoriale, al di fuori dei termini di mero significato economico. Chi sono gli attori e quali sono gli strumenti di questa nuova colonizzazione? Per capirlo è sufficiente seguire gli sviluppi, concreti e simbolici, di 2 casi: l’autostrada A28 Sacile/Conegliano (vedi scheda) e la Pedemontana Veneta.

 

I DUE CASI

AUTOSTRADA PEDEMONTANA VENETA: l’autostrada, che collegherà Vicenza e Treviso (collegandosi rispettivamente con la autostrada A31 e la A27), è stata approvata durante la votazione degli articoli del "collegato" alla legge finanziaria, anche con il voto favorevole dei parlamentari verdi! Ricordiamo che associazioni e gruppi di cittadini già da diversi anni chiedono, in alternativa, la realizzazione di una superstrada, utilizzando e potenziando tratti di viabilità esistente, mentre l’opera approvata è un’autostrada che si aggiunge alla viabilità già presente. L’opera, che andrà a cadere in un territorio pesantemente antropizzato, privo di significative realtà ambientali, avrà invece certamente un notevole impatto sociale. Ma la realizzazione di quest’opera è un fatto grave anche per un’altra ragione: si tratta della prima deroga fatta alla legge del 1975 che impediva la costruzione di nuove opere autostradali, e funzionerà sicuramente come grimaldello per la realizzazione di altre future autostrade ed alla rimozione quindi del divieto legislativo. Per questo motivo la quasi totale mancanza di opposizione alla realizzazione di quest’opera, che andrà tra l’altro ad aggravare i problemi della mobilità locale, è sconcertante e preoccupante.

 

AUTOSTRADA A28: l’autostrada è lontana dai 3 ai 5 km dalla statale Pontebbana di cui dovrebbe ridurre il traffico. Un progetto realizzato su di un tracciato alternativo, presentato dai Verdi del Veneto e dal Senatore Verde Sarto, vicino alla statale, con accesso libero ai residenti e con una significativa riduzione di un impatto ambientale altrimenti devastante, è stato invece boicottato proprio dalle amministrazioni. Il WWF è impegnato da più di 10 anni sul fronte A28 (vedi scheda allegata). Ci siamo impegnati innanzitutto perché venisse realizzata la VIA (i cui procedimenti non erano stati avviati!), dimostrando il grandissimo valore ambientale dei siti attraversati ed ottenendo una prima VIA negativa nel ‘97. Il secondo tracciato presentato da Autovie Venete nel 98, nonostante fosse identico a quello bocciato, è stato quindi approvato per i primi 9 km (su 14) dal Ministero dell’Ambiente dopo una seconda procedura di VIA. Per fare comprendere il clima in cui si svolgevano questi eventi ricordo che gli attivisti del WWF sono stati minacciati di morte ed accusati nei giornali di essere personalmente responsabili delle morti che avvenivano nelle strade per la mancanza dell’autostrada. In sintesi la situazione attuale è la seguente: il WWF sta preparando il ricorso al T.A.R. contro l’assurdo ripensamento del Ministero dell’Ambiente, mentre sta organizzando per il prossimo ottobre un convegno internazionale, con la collaborazione di università ed istituti europei, per promuovere la tutela dei "palù" minacciati dall’autostrada.

 

GLI ATTORI

Associazioni imprenditoriali e amministrazioni locali (ma anche sindacati ed associazioni di categoria) condividono ed a volte si contendono il ruolo di protagonisti e promotori, accusandosi reciprocamente di "non fare abbastanza" per la realizzazione delle infrastrutture. Questa conflittualità convergente ha certo contribuito a togliere ogni razionalità nel dibattito sulla mobilità nella regione, tantoché nessuno dei protagonisti oggi può permettersi di chiedere o di produrre una riflessione pacata sulla mobilità senza rischiare (come efficacemente ci ha espresso il sindaco di uno dei paesi interessati) di essere "messo in croce" dalle opposizioni o dalle potenti forze produttive. Nel Veneto, sulla questione della mobilità e della viabilità c’è una sostanziale e spesso univoca unità di vedute a livello politico di tutti i partiti, esclusi i Verdi e, con qualche contraddizione, Rifondazione Comunista.

 

GLI OBIETTIVI

D’altra parte le vistose contraddizioni che questa uniformità ideologica imposta (e comunque accettata) produce sono notevoli: le motivazioni con cui gli amministratori chiedono la realizzazione della Pedemontana Veneta e della A28 sono innanzitutto quelle di risolvere o attenuare i flussi di traffico che pesano sui centri abitati, mentre quelle imprenditoriali sono ovviamente interessate al flusso delle merci; ma come dimostrano proprio A28 e Pedemontana, sono gli obiettivi imprenditoriali (realizzazione di assi autostradali utili al trasporto su gomma), persino quando sono in conflitto con quelli della viabilità ordinaria, a prevalere anche con il pieno sostegno delle amministrazioni locali.

 

CONCLUSIONI

Quanto detto non riduce ovviamente la responsabilità degli amministratori (come degli altri attori politici: ricordiamo che stiamo parlando di amministrazioni appartenenti a tutti gli schieramenti politici dalla Lega, alla Sinistra, al Centro Sinistra, al Polo) rispetto alle decisioni compiute e da compiere (anzi la aumenta in quanto serve a giustificare la loro irresponsabilità rispetto alle scelte politiche fatte), ma rende praticamente impossibile qualsiasi confronto, come ampiamente sperimentato.

E’ significativo a questo proposito il "patto" firmato il 1 Agosto 1997 dall’allora Presidente del Consiglio Prodi a Treviso con una vasta platea composta dalle forze amministrative del Veneto (regione, provincie, comuni), imprenditoriali e sindacali, con cui il governo si impegnava a realizzare le infrastrutture richieste. Un impegno che anticipava o bypassava addirittura precise norme e procedure di legge (come la legge del 1975, che bloccava la costruzione di nuove autostrade, e la procedura di VIA). Anche questa "concessione" del governo si inseriva nella spirale perversa di "caos pilotato", ed è stata ampiamente utilizzata da tutti gli attori per stigmatizzare "interferenze" al raggiungimento degli obiettivi indicati (contro le procedure di VIA e gli interventi delle soprintendenze ai beni culturali e ambientali, etc.), è altrettanto significativo che l’articolo della finanziaria 1999 che sancisce la realizzazione della autostrada pedemontana veneta, richiami esplicitamente questo accordo.

A confermare la qualità demagogica ed strumentale dello scenario relativo alla discussione sulla viabilità nel Veneto si può leggere il forte sostegno dato dalle amministrazioni pubbliche (patrocinio Regione Veneto, Friuli etc.) ad una associazione locale come Manuela Sicurezza Stradale (www.a-m-s-s.com) fondata da una persona a cui la figlia è morta a causa di un’incidente stradale, che sul vincolo morale (morte di una bambina innocente) legittima e sostiene la realizzazione di autostrade come la A28. La provincia di Treviso ad esempio, ha bene utilizzato questi strumenti psico/sociologici realizzando macabri monumenti a base di auto sfasciate, piazzate davanti alla sede dell’amministrazione ed a vari incroci, con un adeguato cartello: "L’amministrazione provinciale si impegna perché questo non accada più". Più infrastrutture stradali ed interventi repressivi/pedagogici, in particolare nei confronti dei "giovani", di grande risonanza mediatica: questa purtroppo la "politica" presente e ventura che si profila nel campo della mobilità nel Veneto. Molto più semplice da realizzare e più efficace per i risultati di consenso immediato dell’opinione pubblica (grazie ai media compiacenti) rispetto che alla realizzazione di adeguati piani urbani del traffico ed al potenziamento dei trasporti pubblici, con il rischio di privilegiare in questo caso le necessità degli utenti più deboli ed esposti rispetto a quelle primarie delle realtà produttive.

 

VENETO: LE AZIONI POSSIBILI

Crediamo sia chiaro ora come, rispetto ai problemi della viabilità e della mobilità, il primo nodo da affrontare qui nel Veneto sia essenzialmente un problema di ecologia della mente piuttosto che di ecologia del territorio.

COSA FARE E CON CHI?

Una azione efficace può realizzarsi solo se si lavora contemporaneamente su due fronti.

• Indubbiamente, come ha detto efficacemente Andrea Zanzotto siamo in presenza di "un cannibalismo esercitato sul territorio", autodistruttivo: "è come distruggere sé stessi ....automangiarsi". Ciò che manca è quindi prima di tutto la percezione del limite, del confine: occorre individuare e segnare con bandierine vistose le realtà che rappresentano un patrimonio ambientale e culturale del territorio e lavorare per farle emergere, per costruire una consapevolezza diffusa della loro importanza e del loro significato per la nostra stessa esistenza.

• Quindi occorre lavorare sul fronte della qualità e degli spazi di vita, della socialità e libertà individuale da riconquistare. Nel Veneto, regione sempre più acentrica, gli spazi da riconquistare non possono essere solo quelli dei centri storici (anche perché sono in pochi ad abitare ormai nei centri storici delle città), nuova attenzione va posta ad altri spazi dispersi nel territorio da scoprire e da riconquistare, sottraendoli al dominio autocentrico e del consumo. Pensiamo innanzitutto a percorsi alternativi all’automobile, a luoghi e spazi di aggregazione ed incontro, realtà che debbono essere diffuse nel territorio e non emarginate nel "parco urbano" e nella solitaria e tronca pista ciclabile. Obiettivi che non sono solo della nostra associazione, ma che condividiamo certamente con molte altre realtà associative, per cui va cercato e stimolato un confronto ed un cammino comune, dove il WWF può portare un suo fondamentale contributo di esperienze, competenze e di ricchezza culturale ed interpersonale, nella consapevolezza che altri contributi, provenienti da esperienze diverse ci sono altrettanto utili ed indispensabili. Su questi obiettivi sta lavorando il WWF nel Veneto.

 

L’autostrada sui "palù": il caso A-28 Conegliano-Pordenone.

In Veneto si è verificata una vicenda esemplare di devastazione ambientale voluta e costruita. Ecco una ricostruzione dei fatti più significativi in riferimento ad un’autostrada devastante ed inutile, progettata sopra un meraviglioso paesaggio storico: i palù tra Livenza e Monticano.

Il WWF scrive un documento in cui dimostra che l’A28 ricalca esattamente la linea delle risorgive trevigiane, collocandosi sopra un particolare paesaggio denominato "palù", zona umida e ricca di siepi. Prevediamo l’abbattimento di circa 20 Km di siepi e di 25.000 alberature. Una vera e propria deforestazione.

Scriviamo un volume di un centinaio di pagine con un censimento completo dei ruscelli intersecati dal nostro autostradale: sono 73 i corsi d’acqua interrati o cementificati in soli 13 Km di percorso. Sono 6 le aree in cui le risorgive possiedono le caratteristiche di vere e proprie zone umide e che verrebbero completamente snaturate dal progetto autostradale.

Chiediamo ai Ministeri competenti l’esecuzione della Valutazione di Impatto Ambientale per quest’opera autostradale. Il proponente sottoporrà il progetto ad esame di Valutazione di Impatto Ambientale solo nel 1997 (7 anni dopo la nostra prima denuncia!!!).

Il Decreto VIA n°2882 del 23 sett. 1997 è una consistente vittoria dell’ambientalismo. L’autostrada viene completamente bocciata per superficialità e carenze della progettazione, per totale inadeguatezza del sito scelto, che per le sue caratteristiche ambientali non è assolutamente compatibile con un’autostrada: un paesaggio come quello dei palù è una risorsa storica particolarmente sensibile, che non è in grado di reggere gli impatti di un’autostrada e che non è "ricostruibile" in nessun altra maniera qualora venisse distrutto.

Il progetto proposto, inoltre, non appare in grado di risolvere i problemi trasportistici per cui è proposto: l’autostrada proposta infatti è chiusa, distante fino a 5 Km dalla Statale di cui dovrebbe essere l’attrattore di traffico, senza connessioni con i centri produttori di traffico.

Successivamente vengono proposti dal Ministero dell’Ambiente 3 tracciati alternativi possibili.

Per 6 mesi la vicenda dell’autostrada A28 sale alle ribalte della cronaca locale e nazionale. Gli articoli sui quotidiani locali si susseguono a scadenza giornaliera, in un crescendo verbale di incitazione alla protesta, alla rivolta, con esasperanti minacciose richieste di concedere subito il vecchio tracciato autostradale sopra i palù. Si schierano su questa posizione: gli associazioni di industriali, le amministrazioni locali, di cui 5 su 6 sono di area di sinistra, una amministrazione locale leghista, la provincia (leghista), la Regione (polo), il Ministro Costa (Lavori Pubblici), sindacati, sindacati degli agricoltori, una associazione locale per la sicurezza stradale. Recentemente anche i giornali cattolici con il "manifesto 57" prendono come caso emblematico l’A28, auspicando al più presto la sua realizzazione. I giornali locali "evitano" per molti mesi di parlare del problema ambientale e delle denunce del WWF.

Gli industriali pagano inserzioni sui quotidiani nazionali per chiedere la realizzazione immediata dell’autostrada sui palù, occultando vergognosamente e deliberatamente il gravissimo impatto ambientale del progetto.

Il WWF viene minacciato di morte da ignoti, con scritte sui muri della sede.

Il Ministro dell’Ambiente E. Ronchi scrive una lettera al Ministro dei Lavori Pubblici P. Costa in cui "capitola" di fronte alla situazione: gli concede di ripresentare un nuovo progetto ma sempre sui palù!!!!! In pochi mesi il proponente dell’autostrada "rivede" il progetto sui palù, collocando nello steso identico sito il progetto autostradale.

Autorevoli studiosi di tutta Europa sottoscrivono l’appello per salvare i palù dall’autostrada. Tra essi la voce di un concittadino, l’attore ed autore teatrale Marco Paolini e quella del più grande poeta italiano vivente, Andrea Zanzotto, che ai palù ha dedicato una raccolta di versi.

Produciamo uno studio storico-paesaggistico sul paesaggio dei palù, consultando archivi, cartografia settecentesca, documentazione medievale. Documentiamo lo spessore storico dei palù, documentati a partire dall’Alto medioevo come common lands, proprietà comunali collettive.

- La soprintendenza locale parla per la prima volta di "ampie zone dimenticate" la cui tutela è necessaria e dovuta. Esprime parere negativo al progetto autostradale sui palù.

- Il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali esprime parere negativo al progetto autostradale sui palù, per evidente incompatibilità paesaggistica e ambientale.

- I Verdi del Veneto realizzano un progetto completo che individua un percorso alternativo possibile e realizzabile. Propongono il Progetto alla Commissione VIA.

2-3 ottobre 1999: appuntamento in Veneto per il

Convegno europeo "I palù utili".

Per informazioni contattate la sez. WWF di Villorba al n° 0422-92660, o all’e-mail md3944@mclink.it. Potete anche richiedere le pubblicazioni e i documenti su questo caso.

 

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